Mercoledì 8 giugno 2022 si è tenuta, nella suggestiva cornice del Teatro Romano di Benevento, la proclamazione dei finalisti che si contenderanno la LXXVI edizione del Premio Strega.
Condotta da Stefano Coletta, direttore di Rai 1, accompagnato dal vincitore dello scorso anno Emanuele Trevi, la serata beneventana ha portato per la prima volta alla selezione di 7 finalisti, anziché 5 come di consuetudine. Ciò è potuto accadere grazie a un ex-aequo che ha portato i finalisti a essere inizialmente 6, ma essendo tutti loro provenienti dai grandi gruppi editoriali, come prevede il regolamento è stato necessario ripescare il primo libro fra i non eletti pubblicato da un medio-piccolo editore. In questo modo è entrata in finale anche Veronica Galletta, con il suo romanzo Nina sull’argine, edito da minimum fax, che ricomincia quindi la corsa accanto agli altri finalisti per contendersi il prestigioso riconoscimento.
Da ora in avanti il punteggio si azzera e si riparte con le votazioni, in vista dello spoglio finale che si terrà il 7 luglio nella storica sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
I 7 titoli che entrano in finale sono (in ordine alfabetico): Marco Amerighi con Randagi (Bollati Boringhieri), Fabio Baca con Nova (Adelphi), Alessandra Carati con E poi saremo salvi (Mondadori), Mario Desiati con Spatriati (Einaudi), Veronica Galletta con Nina sull’argine (minimum fax), Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli) e Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi).
Non è riuscito a raggiungere il Ninfeo di Villa Giulia, purtroppo, il secondo titolo in dozzina rappresentato da Otago Literary Agency: “Il cannocchiale del tenente Dumont” di Marino Magliani (L’orma editore).
Nina sull’argine di Veronica Galletta (minimum fax) è stato presentato al Premio Strega da Gianluca Lioni con la seguente motivazione:
«Ingegnere alla sua prima grande opera di costruzione, emigrata dalla Sicilia in un immaginario paese del profondo nord, Caterina, detta “Nina”, è chiamata a dirigere i lavori sull’argine di Spina. Si ritrova catapultata dal nitore della teoria alle contraddizioni e all’imperfezione della pratica: il cantiere è fatica, polvere, fango, compromessi e imprevisti. Un microcosmo maschile di geometri, assessori, operai, capicantiere, gru, e scavi, che dipinge con un realismo insieme tecnico e magico.
La Galletta con una lingua asciutta, scarna, che pure si accende di tecnicismi, ci restituisce in filigrana temi diversi: il senso di solitudine, l’alienazione sul lavoro, la lotta con la natura nel tentativo di addomesticarla, l’impossibilità di raggiungere la perfezione. La costruzione di un argine si rivela quindi una metafora del nostro tempo, del senso di smarrimento e vulnerabilità individuale e collettivo che attraversa la nostra società. Galletta intreccia gli opposti per riportarli sulla pagina con un talento già dimostrato nel suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio Campiello Opera Prima, ma qui ancora più a fuoco, ancora più palpabile e originale: fra le pieghe di un’umanità fatta di politiche contrastanti, ruoli da mantenere, tematiche spinose e abitudini da scardinare, la sua Nina scava e riemerge, distrugge e assembla, cercando quell’equilibrio indispensabile per portare a termine un progetto, nel lavoro come nella vita.»
La scheda di Nina sull’argine a questo link:
https://www.minimumfax.com/shop/product/nina-sull-argine-2407